Dopo i tragici attentati di Bruxelles e l’evidenza di precedenti analoghi episodi, dei quali quasi si è perso il conto, arriva dagli Stati Uniti il “travel warning”, vale a dire l’avvertimento ai cittadini americani di evitare di recarsi in Europa e di viaggiare nei vari paesi dell’Unione. L’avviso è valido fino al 20 giugno prossimo, quando probabilmente verrà emesso un nuovo bollettino e dato il contesto storico, non c’è da essere molto ottimisti. “Gruppi terroristici – si legge nel messaggio di allerta riportato dall’agenzia ANSA – continuano a pianificare attacchi a breve termine attraverso l’Europa, avendo come obiettivo eventi sportivi, siti turistici, ristoranti, e trasporti”. Per questo le autorità USA invitano i cittadini americani a rinunciare a viaggi in Europa e, comunque a prestare attenzione nei luoghi affollati e nei mezzi pubblici. Come se fosse possibile schivare un kamikaze prima che si faccia esplodere! Purtroppo l’obiettivo dei terroristi sembrano essere propri i luoghi dove avvengono l’incontro e la concentrazione di più persone, come aeroporti, stazioni, stadi, e concerti. La furia omicida di questi attentatori vuole intenzionalmente prendere di mira viaggiatori e turisti, che sono l’emblema della nostra civiltà, fatta di scambi, di confronto, di dialogo, di reciproca conoscenza delle rispettive terre e delle rispettive culture. Nel disegno di questi miliziani, che sembrano usciti dalle ombre più oscure di un lontano medioevo, c’è il desiderio di distruggere tutte le conquiste che sono state fatte dall’umanità più evoluta: la democrazia, la tolleranza, la solidarietà tra persone e popoli di diverse etnie, religioni e culture.
I terroristi pensano di poter distruggere soprattutto il nostro concetto di libertà che è il valore più grande che la civiltà occidentale ha raggiunto negli ultimi secoli. L’odio e la rabbia con i quali vengono condotti questi atti sanguinari e suicidi denunciano tuttavia il malcelato senso di disperazione di chi sa che questa battaglia è comunque persa in partenza. E’ persa perché la nostra civiltà, piaccia o no, ha già vinto nel confronto con altri modelli sociali assolutamente più arretrati ed è destinata ad affermarsi, lo si voglia o no, nei prossimi decenni su tutto il pianeta. E si affermerà, aggiungo, con le buone o con le cattive, perché oltre all’intelligence, il potenziale bellico delle Superpotenze è tale da poter cancellare in poche ore qualunque resistenza che possa apparire davvero rilevante o minacciosa alla sopravvivenza dei principi conquistati. Purtroppo le distanze che ancora separano l’Est e l’Ovest del mondo, la diffidenza e talora l’ostilità tra Stati Uniti e Federazione Russa rendono debole la risposta al disegno dei terroristi. Un disegno apparentemente delirante, ma che in realtà mira ad infiltrare in Europa il caos, distruggendo i fondamenti dell’Unione. E’ una vera e propria guerra combattuta con l’arma destabilizzante del terrore, che trova reclute nel disagio sociale delle “banlieue”, ma che è orchestrata e finanziata con sapiente strategia occulta da paesi con i quali l’Occidente ha interessi finanziari, militari e di buon vicinato. Solo una più stretta alleanza tra Americani e Russi potrebbe neutralizzare e dissolvere in poco tempo l’autoproclamato Stato Islamico e tutti i suoi emissari che sono solo manovalanza. Disgraziatamente questa sinergia è molto fragile e la vecchia Europa diventa terreno di scontro di tensioni internazionali tra Est ed Ovest e tra Nord e Sud del mondo. Finchè continueremo a non sentirci in guerra, finché continueremo a rispondere agli attacchi sanguinari con minuti di silenzio, candeline e monumenti illuminati, gli aggressori continueranno a ridere di noi e noi continueremo a subire attentati, esternando retorico sdegno e nascondendo la paura. Intanto, le economie già sofferenti del nostro continente continuano a subire danni: il turismo in particolare, che già penalizzato dalle sanzioni alla Russia, deve affrontare ora gli effetti del “travel warning”, proprio alla vigilia della prossima stagione estiva.