Escursionismo e attività all’aperto, ma anche cultura e gastronomia.
Con le graduali riaperture dopo mesi di distanziamento e prudenza, la montagna può essere una meta ideale e sicura, mantenendo le misure di prevenzione, senza rinunciare al piacere della vacanza. In Svizzera, il Canton Vallese offre molte opportunità. Chi ama il trekking e le passeggiate ha in questa regione una miriade di possiblità. Con ottomila chilometri di sentieri la scelta è quasi infinita. Alte vette, profumate foreste di larici, vigneti e rogge, ponti sospesi e itinerari storici consentono di entrare in contatto con l’anima segreta di questa terra. Sin dall’antichità i passi alpini sono stati luoghi di passaggio per i commerci tra il nord e il meridione d’Europa. Percorrere a piedi questi itinerari è come fare un viaggio sulle tracce di viandanti, mercanti, mercenari e artisti. La Via Stockalper, ad esempio, segue le orme di Kaspar Jodok von Stockalper, il “re del Sempione” che nel Seicento, controllando la mulattiera che transitava sul passo, acquisì grande fama e immense ricchezze. Da Briga, caratterizzata dalle torri del Castello Stockalper, che deve il nome al suo fondatore, si valica il passo del Sempione (2.005 metri) per poi scendere sul versante sud, attraverso le strette gole prima di giungere al villaggio di confine di Gondo e, volendo, proseguire fino a Domodossola. L’itinerario di 33 chilometri, accessibile da giugno a ottobre, può essere percorso in tre giorni o anche in singoli tratti, senza doversi portare dietro il bagaglio, grazie al pacchetto proposto dall’ente del turismo di Brig-Simplon. Anche il tratto più spettacolare della Via Francigena, che ripercorre il tragitto calcato da Sigerico, arcivescovo di Canterbury, nel 990, attraversa il Vallese, e porta a valicare il passo del Gran San Bernardo L’ospizio celebre anche per i cani che ne portano lo stesso nome. Una curiosità e un’attrazione emozionante sono una ventina di “ponti sospesi” che permettono di superare facilmente gli ostacoli rappresentati da ghiacciai, fiumi, burroni e vallate, trasformando l’escursione a piedi in una vera e propria avventura. Tra questi la passerella Charles Kuonen, con i suoi 494 metri, è la più lunga delle Alpi. Si trova lungo l’Europaweg, un itinerario di due giorni che collega Grächen a Zermatt ma può anche essere raggiunta in 2 ore di cammino da Randa. Il ponte dell’Aletsch supera in maniera spettacolare la profonda gola di Massa, scavata dal più grande ghiacciaio alpino, quello di Aletsch. Sospeso a 80 metri dal suolo, consente di raggiungere in 5 ore Riederalp, nell’Aletsch Arena, da Belalp, godendo di una vista sulla lingua terminale del fiume di ghiaccio. Il sentiero poi risale verso la Riederfurka, dove fu ospite Winston Churchill, attraversando la riserva naturale della Foresta di Aletsch, con i suoi pini cembri plurisecolari. Chi vuole praticare sport non ha che l’imbarazzo della scelta. In particolare, il trail trekking, vale a dire la corsa in montagna, si sta diffondendo rapidamente. Grazie alla sua topografia molto varia il Vallese è un campo giochi ideale per questa pratica. Vette Imponenti, fitte foreste o zone verdi pianeggianti compongono un mosaico di sentieri diversi tra loro che uniscono dislivelli importanti, sfide tecniche e panorami mozzafiato: una palestra naturale per allenarsi e superare i propri limiti. Lo yoga porta corpo, spirito e anima a unirsi in perfetta armonia, soprattutto quando viene praticato in quota. E’ questo lo spirito con cui l’Aletsch Arena accoglie, dal 2 al 5 settembre, il Mountain Glow Yoga Festival, nei pressi del ghiacciaio di Aletsch, con 30 istruttori e 50 appuntamenti, tra cui non può mancare lo SUP Yoga sulle acque del Bettmersee, grazie al quale si può irrobustire la muscolatura profonda ed esercitare il proprio senso dell’equilibrio. Poiché una vacanza in montagna non può prescindere dalla buona tavola, concludiamo con una curiosità gastronomica: tutti conoscono la gustosa cotoletta impanata e farcita con formaggio e prosciutto, chiamata “Cordon bleu”, la cui origine però resta quasi sconosciuta. Per il nome si è portati a pensare che la sua nascita sia avvenuta in Francia. Ma non è così. Il Cordon Bleu è stato inventato in Vallese e precisamente a Briga, il principale centro della parte di lingua tedesca del Vallese. Correva l’anno 1818 e il Vallese era sotto Napoleone, quando in un ristorante della città era atteso un gruppo di trenta persone che, per festeggiare una ricorrenza, si voleva concedere una cena epica a base di arrosto di maiale. Tutto era pronto per l’occasione e la cuoca era al lavoro in cucina quando nel locale fece irruzione un altro gruppo di una trentina di persone. Cosa fare, mandarli via o improvvisare qualcosa per sfamarli? La cuoca diede fondo alla sua creatività: tagliò l’arrosto a fette molto fini e lo farcì con prodotti del territorio che non mancavano mai nella dispensa, ovvero formaggio e prosciutto. Gli ospiti furono tutti entusiasti di questa nuova specialità e il proprietario della struttura rimase così colpito dall’intraprendenza della sua cuoca da volerla ricompensare con il conferimento del “Cordon bleu”, un’onoreficenza creata dal re francese Enrico III nel 1578. Si dice che la cuoca, di cui non si conosce l’identità, abbia rifiutato il riconoscimento ma propose in cambio che questo nome venisse dato al nuovo piatto: nacque così il Cordon bleu, una pietanza che hanno ormai il giro del pianeta, adottata nella cucina internazionale di quasi tutti gli alberghi del mondo.
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