DAL 16 SETTEMBRE AL 16 GENNAIO 2020
“Per lavorare bisogna andare all’estero”- un’affermazione dimostrata dallo stuolo di giovani che varcano i confini, spesso definitivamente, per trovare un’occupazione. Si tratti di chi ha qualifiche modeste o di chi vanta lauree e master di alto livello. A questi si aggiungono
purtroppo anche rappresentanti di un’élite culturale di lunga tradizione, custode di capacità culturali e imprenditoriali che andrebbero tutelate come un bene prezioso. Nel paese con maggior numero di opere d’arte esistenti sembra comprovato quanto affermato da un Ministro poco perspicace :”Con la cultura non si campa”. Lo dimostra Cesare Lampronti, antiquario per tradizione familiare e appassionato collezionista di quadri antichi. Nella sua Galleria in via del Babuino a Roma sono passate, in circa cento anni, opere straordinarie. Ben 12.000 quelle scovate all’estero e poi portate
in Italia. Eppure dal 2012 Lampronti si è trasferito a Londra, in Duke street, nella zona di St.James. “Il clima di ostracismo e diffidenza mostrato dalle autorità competenti verso il mio lavoro di antiquario e la soffocante e ottusa burocrazia italiana alla fine mi hanno sopraffatto. Mi sono trasferito a Londra dove il sostegno verso l’arte è un impegno morale e reale”. A lenire l’amarezza di questo emigrato eccellente appassionato del bello e a rendere doveroso omaggio alla sua selettiva e raffinata raccolta spetta alla mostra “Da Artemisia a
Hackert”, storia di un antiquario collezionista” allestita fino al 16 gennaio nella preziosa cornice della Reggia di Caserta. Un luogo che grazie alla dinamicità innovativa dell’ex direttore Mauro Felicori e dell’attuale Direttrice Tiziana Maffei ha visto incrementare il numero dei visitatori e punta alla valorizzazione della Reggia stessa con una programmazione di ampio respiro in collaborazione con il territorio intorno. In occasione dell’Esposizione sono di nuovo accessibili undici sale negli Appartamenti del Settecento, così da poter dividere la quadreria di Lampronti per temi ed autori. Pitture caravaggesche, caravaggismo nel nord Europa, pittori del ‘600 italiano, natura morta e paesaggi sono rappresentati con opere di grande qualità e importanza. Da Luca Giordano, Mattia Preti, Salvator Rosa e Francesco Solimena esponenti della grande pittura del ‘600 e del tardo barocco napoletano alla sala dedicata ai celebri paesaggisti veneti: Canaletto, Guardi Bellotto. Di notevole interesse la sala che riunisce le raffinate vedute napoletane e romane di Gaspar van Wittel, il cui figlio Luigi, italianizzato in Vanvitelli, pittore, scenografo e
architetto e esponente di spicco del periodo Rococò è il creatore proprio della Reggia di Caserta. Fra le tele dei seicenteschi italiani come il genovese Baciccio, il romagnolo Guido Cagnacci o il senese Antiveduto Gramatica spicca la potente tela “Il bagno di Betsabea” della grande pittrice caravaggesca Artemisia Gentileschi. Chicca preziosa nella mostra la grande veduta del porto di Salerno del celebre paesaggista Hackert che, almeno per il tempo della mostra, la completa serie dedicata ai Porti del Regno delle Due Sicilie commissionata al pittore tedesco dal re Ferdinando IV e esposta in permanenza alla Reggia.
Foto di copertina: Rubens. Sacra Famiglia