Una antica città che è scrigno di testimonianze: dai Romani fino ai giorni nostri.
Il Portogallo non è solo Lisbona o l’Algarve, i siti più frequentati dai turisti. L’entroterra riserva sorprese tra le sue ricche distese di vigneti, tra i suoi boschi di sugero e i villaggi sparsi tra colline, uliveti e pianure verdeggianti. Inoltrandosi all’interno dell’Alentejo, una regione centro-meridionale agricola, famosa per la sua eccellente produzione vitivinicola, a circa un’ora e mezzo di macchina dalla capitale, troviamo Évora, antica capitale dell’Alentejo, oggi sede universitaria. Ciò che stupisce, superando le mura di cinta e raggiungendo la sommità del rilievo sul quale si adagia l’intera città, sono i resti di un antico tempio romano che a prima vista stride con le tipiche case bianche e l’architettura barocca o gotica delle sue chiese.
Questa città fu un importante centro commerciale e anche sede dei re del Portogallo nel XV secolo. Il tempio di Évora con le sue colonne corinzie è una delle testimonianze dell’epoca romana meglio conservate di tutta la penisola iberica. Si dice sia stato dedicato alla dea Diana, ma gli archeologi non ne sono certi. Nel medioevo fu adibito a mattatoio. Sullo sfondo del tempio si erge la bizzarra cupola ottagonale della Cattedrale: una massiccia costruzione gotica iniziata nel 1186 e terminata nel XIV secolo. Qui furono benedette le bandiere della storica spedizione del navigatore Vasco Da Gama. Spettacolare è la vista che si gode dalla terrazza alla quale si accede con ripide scale a chiocciola. Annesso a questa struttura si trova il Museo di Arte Sacra. Con un solo biglietto si può visitare l’interno della Cattedrale, arricchito successivi rifacimenti barocchi, la terrazza e le interessanti opere conservate nel museo. Poco distante dalla Cattedrale, è meta di turisti la Igreja de São Francisco che risale alla seconda metà del 1500 d.C. Tipica di questa chiesa è l’architettura “manuelina”, vale a dire un tardo gotico con elementi iberici che anticipa lo stile rinascimentale. La chiesa ha la particolarità di avere una navata unica che termina in una volta a nervature, la più grande campata nel gotico portoghese. Ai lati, vi sono dodici cappelle, tutte con rivestimenti barocchi intagliati nel legno. La cappella maggiore, che risale all’inizio del XVI secolo, conserva ancora oggi rilevanti elementi rinascimentali, come le tribune. Da non dimenticare, la cappella dell’Ordine Terziario, in uno dei bracci del transetto, con armoniosa decorazione di pietra, legno intagliato e azulejos.
Ma l’attrazione maggiore di questo complesso è la Cappella delle Ossa: un sacrario le cui pareti sono decorate interamente con vere ossa e teschi umani. Questa cappella è un po’ macabra, ma al tempo stesso affascinante. Fu costruita nel seicento con lo scopo pratico di dare una sistemazione più estetica a un ossario, ma al tempo stesso aveva la funzione simbolica di ricordare ai visitatori la caducità della vita. Non a caso sulla volta del suo ingresso è scritta una frase che forse non piacerà a tutti i visitatori: “Nos ossos que aqui estamos pelos vossos esperamos (Le ossa che qui stiamo, le vostre aspettiamo)” Tuttavia la sistemazione delle ossa e dei teschi sulle pareti e sulle colonne, pur non essendo eccessivamente lugubre, produce un effetto d’insieme sicuramente impressionante.
Nella stessa chiesa di San Francesco si conserva un originale museo dei presepi che ne raccoglie centinaia di esemplari. Évora è una città ricca di storia e cultura, che si riflette nel vasto numero di testimonianze storiche da scoprire. Ricordiamo l’Università, una delle più antiche e prestigiose del Portogallo e di Europa. Poi, il Colégio do Espírito Santo, che si trova al di fuori delle mura cittadine ed è un trionfo di chiostri in stile rinascimentale italiano e “azulejos” di color bianco e blu (tipiche maioliche portoghesi). E ancora, il “Museu do Évora”, ospitato all’interno di un elegante palazzo vescovile. Conserva una collezione di reperti romani, islamici e medievali, arredi sacri e dipinti fiamminghi.
Inoltre, la “Igreja de São João”, piccola chiesa costruita alla fine del Quattrocento come cappella di famiglia del conte di Olivença Rodrigo Afonso de Melo. Prima di lasciare Évora, possiamo rilassarci per un caffè o un bicchiere di vino nella “Praça do Giraldo”, la piazza principale, cuore della vita cittadina, frequentata da molti studenti dell’Università. In passato, questo luogo fu teatro di sanguinosi eventi, come la condanna a morte del duca Fernando II di Bragança o i roghi dell’Inquisizione. Domina il piazzale la “Igreja de Santo Antão” e il “Chafariz”, una fontana di marmo con otto cannelle che simbolicamente rappresentano le otto vie che convergono nella piazza. Chi ha tempo e voglia di visitare i dintorni della città, non perda i resti dell’acquedotto incompiuto, costruito nel Cinquecento dall’architetto Francisco de Arruda, lo stesso che progettò la famosa torre di Belém a Lisbona.
Nelle campagne circostanti si trovano anche interessanti resti preistorici megalitici: il “Cromlech di Almendres”, un gruppo di dolmen e menhir disposti in cerchio, forse un luogo di culto risalente a circa quattromila anni fa. L’escursione non può non terminare infine con una visita nelle tante cantine per degustare i migliori vini dell’Alentejo, un’esperienza enologica di rilievo.