PALAZZO DEL COMUNE 2 LUGLIO 1 OTTOBRE
Appropriata occasione la sessantesima edizione del Festival di Spoleto, dal 30 giugno al 16 luglio, per rendere omaggio a Domenico Gnoli (1933-1970) uno degli
artisti italiani più rilevanti del ‘900, capace di sviluppare visioni tanto individuali da renderlo riconoscibile e del tutto personale rispetto al resto della produzione artistica fra gli anni ’50 e ’70 del secolo scorso. La mostra spoletina, nel Palazzo del Comune e con ingresso gratuito, non propone la produzione più nota, dove l’enfatizzazione del dettaglio viene reso sulla tela in maniera iper realistica, si tratti di un bottone, la scriminatura di una pettinatura, un colletto o il tacco di una scarpa, oggetti più volte riproposti con attenzione quasi feticistica. A Spoleto, giustamente, si intende far conoscere al pubblico l’attività dell’artista nell’ambito della scenografia teatrale, fra il 1951 e i 1955. Circa settanta i disegni, tutti provenienti dall’Archivio Domenico Gnoli di Roma, fra questi i manifesti per l’edizione teatrale di “Chéri” di Colette, andata in scena nel 1951 al teatro Eliseo di Roma; le scenografie per “La Belle au bois” di Jules Supervielle eseguite su richiesta del grande Jean Louis Barrault nel 1954; scene e costumi per “Come vi pare” di Shakespeare rappresentato all’Old Vic Theatre a Londra nel 1955. Sono anni in cui Gnoli, vero “enfant prodige” , già nel 1952 a soli diciannove anni , iscritto al Corso di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Roma, disegna scene costumi per Re Cervo di Carlo Gozzi e per il Mercante di Venezia di Skakespeare rappresentato a Zurigo allo Schauspielhaus . A stupire il visitatore è la differenza fra la produzione successiva, quando Gnoli deciderà di dedicarsi esclusivamente alla pittura, con qualche deviazione sculturale, trasferendosi a New York la città che gli darà fama internazionale e dove morirà a soli trentasette anni. Nelle scenografie e nei costumi non si concentra ancora , e come potrebbe , sul dettaglio esasperato di oggetti della quotidianità ma mostra nell’immaginare i luoghi dove le azioni si svolgono e i personaggi delle storie rappresentate, fantasiosità creativa, grande abilità di disegnatore, capacità di indovinati accostamenti cromatici, come evidenziano di disegni per “La Belle au bois” con, fra gli altri, il bosco immaginario colmo di gabbie di uccelli, fiori, frutta e strumenti musicali. Nato a Roma, figlio di uno studioso di storia dell’arte e di una ceramista entra nel mondo creativo giovanissimo. Dichiarava: ” sono cresciuto in un ambiente impregnato di arte, non avrei potuto fare nient’altro”. Con una solida preparazione classica dovuta all’educazione paterna e con precoce e sapientissimo “mestiere” cerca temi insoliti e ricercati. Il contatto a New York con la Pop Art lo porta a concentrarsi sull’oggetto comune ma non come i colleghi USA sull’oggetto di consumo , vedi lattine di zuppe o detersivi, piuttosto sui particolari dilatati su tele di grande formato di tessuti, cravatte, abiti, coperte, biancheria, dove la trama della tessitura, grazie ad una tecnica raffinata si impone per una grande intensità espressiva. Con una spaesante dilatazione caratteristicamente pop, con un iper realismo di matrice americana ma accostabile anche al nouveau réalisme, Gnoli trasforma l’opera in una metafora della vita appassionata e controllata insieme. Dalla Pop Art si differenzia soprattutto per la sua “presenza” nell’opera (quando la pop art si caratterizza invece per l’assenza sia del’artista che delle sue emozioni) e per l’utilizzo di un linguaggio proprio, peculiare, intensamente ed attivamente immaginativo che esprime idee personali senza limiti mentali e senza condizionamenti esterni. Da ciò scaturisce la magia senza tempo dei suoi oggetti-simbolo collocati in dimensioni interiori, quasi totem surreali sospesi in una realtà metafisica dove anche le cose hanno un’anima.
Foto di copertina.Archivio Domenico Gnoli – Roma – As you like – penna a sfera, china e acquerello su carta.