
Mostra da non perdere Hammershøi e i Pittori del silenzio, appena inaugurata in Palazzo Roverella a Rovigo. Aperta fino al 29 giugno, conferma la coerenza della decisione, ormai ultradecennale, fatta da Palazzo Roverella.
La volontà di esporre pittori meno noti italiani ed internazionali e mettere in risalto singolari ed insolite congiunture nel percorso dell’arte dal XIX secolo alla metà del XX. Dopo il pittore Mario Cavaglieri, lo scultore Adolfo Wild, Arte e Magia, La Bella Epoque, ecc. a Rovigo si torna al Nord Europa, come avvenuto nel 2014 con la notevole mostra: L’Ossessione nordica-Bőcklin, Klimt, Munch e la pittura italiana. Considerato il maggior pittore danese, Vilhelm Hammershøi (1864-1916) è poco noto in Italia, come del resto fino a una ventina di anni fa anche in Europa. E’ stata la personale dedicatagli dal Museo d’Orsay nel 1997 a riportarlo al successo con come risultato l’impressionante aumento di quotazione delle sue opere. Questa di Palazzo Roverella è la sua prima mostra in Italia di un pittore poco conosciuto ai più ma assolutamente singolare. I suoi quadri, tutti giocati sull’associazione cromatica di tonalità brune, grigie, cilestrine, oliva, con tocchi luminosi di bianco, sono assolutamente originali e immediatamente identificabili. Anche per le immagini dipinte: interni di case borghesi con pochi arredi e candide porte che si aprono, in successione, su stanze spesso vuote. La presenza umana, salvo alcune eccezioni , è rappresentata di figure femminili, sole in una stanza e viste quasi sempre di spalle. Sedute su una sedia assorte nei loro pensieri (vedi Riposo del 1905) o (Interno 1908)o suonando il piano (Interno con donna al pianoforte 1901)o mentre leggono una lettera, spesso illuminate e avvolte dalla luce biancastra e diffusa, come in un lungo crepuscolo estivo scandinavo, proveniente da una finestra dai vetri a riquadri. Spazi silenziosi e misteriosi e una poetica del vuoto sono il suo marchio inconfondibile. Un armadio, un sofà, una finestra , un tavolo una sola brocca chiara poggiata su una tovaglia dal candore luminoso, il suo mondo pittorico è tutto lì. Eppure con pochi elementi ,essenziali e l’atmosfera rarefatta ecco il capolavoro. Come, in mostra Luce del sole nel salotto III (1903) : un divano scuro , due sedie bianche e una parete grigia parzialmente illuminata da un raggio di sole. Il luogo dipinto è quasi sempre l’abitazione di Hammershøi a Copenhagen, al civico 30 della centrale Standgate mentre la modella è in genere la moglie Ida o gli amici più intimi vista la natura taciturna e solitaria del pittore. In quegli anni altri artisti si dedicano ad interni domestici semplici , vedi l’amico e collega Carl Holsøe con cui spesso dipingeva. Ma la loro luce è più calda, il pennello si concentra sulla resa dell’ambiente, sui dettagli dell’arredamento. Manca quel senso di mistero, il chiarore attenuato ed evanescente che avvolge cose e figure e le rende sospese, come in attesa. “Ho sempre amato dipingere interni , anche se dentro non c’è nessuno- sottolineava il pittore-Anzi forse proprio per quello”. Definito “il pittore del silenzio” Hammershøi viene talvolta accostato a Edwar Hopper , il celebre pittore statunitense (1882-1967), per il suo rappresentare donne nella solitudine di una stanza. Ma in Hopper i colori sono decisi, le forme nette. Piuttosto nel danese emergono gli studi fatti all’Accademia Danese del seicento fiammingo, con l’attenzione agli interni borghesi , alle figure femminili assorte nella lettura che ci riportano a Vermeer. Interessante in mostra l’aver evidenziato i viaggi del pittore in Italia dove però ha visitato e studiato molto ma dipinto poco . Unico quadro il S.Stefano Rotondo realizzato a Roma. Stimolante anche accostarlo ad altri “pittori del silenzio” europei impegnati in una poetica sui temi della quiete, del vuoto, della solitudine, dei paesaggi dell’anima. Fra gli italiani sono forse il pugliese Giuseppe Ar ad aver raccolto meglio il messaggio di Hammershøi , per atmosfera e colori, come confermano in mostra Le due luci (1932) e Interno (1934) e il napoletano Umberto Prencipe , vedi a Rovigo Interno del refettorio (1937).