GRANDE LETTERATURA IN SCENA- FERITO A MORTE AL TEATRO DI ROMA

Portare in scena la letteratura. Impresa non facile. In molti ci hanno provato, almeno sullo schermo, con alterni risultati. Dai classici, come Piccole Donne al Grande Gatsby, ai fantastici, vedi da Jurassic Park a la Saga di Harry Potter, ai più recenti, da La forma dell’Acqua all’appena programmato Le Otto Montagne del Premio Strega Paolo Cognetti.

L’operazione è più rara e complessa in teatro in cui il palcoscenico per le sue dimensioni e l’inevitabile immediatezza nella trasmissione di quanto raccontato e rappresentato crea non pochi problemi. Ma la tentazione c’è e spesso è stata coronata dal successo. Vedi Accabadora, romanzo di Michela Murgia Premio

Roberto Andò ph Lia Pasqualino

Campiello sulla misteriosa figura femminile che aiutava in Sardegna i moribondi nell’alleviare i dolori del fine vita, al mitico Siddharta di Hermann Hesse portato in scena da Mariano Rigillo, fino al recente La Vita Davanti a Sé di Roman Gary Premio Goncourt con l’ottima interpretazione di Silvio Orlando. Tutti successi, come è avvenuto in questa stagione per Ferito a Morte di Raffaele la Capria che debutterà al Teatro Argentina- Teatro di Roma il 10 gennaio. Un testo fondamentale della nostra letteratura, pubblicato nel 1961 e portato in scena dal regista Roberto Andò e l’adattamento di Emanuele Trevi. Una coppia di grande spessore. Andò, scrittore e regista di teatro e melodramma , da Il Flauto Magico di Mozart all’Olandese Volante di Wagner. Varie la sue regie cinematografiche come il recente e fortunato La Stranezza con Toni Servillo dei panni di Pirandello coadiuvato dagli eccellenti Ficarra e Picone. Trevi è fine saggista e romanziere, premiato con lo Strega nel 2021 per Due Vite. Un Premio Strega se lo aggiudicò anche La Capria proprio con Ferito a Morte. Un romanzo di formazione ambientato negli anni della Guerra e del Dopoguerra fra la gioventù della buona borghesia napoletana: pigra, disillusa, vuota di ideali e volontà. Un romanzo sulla giovinezza che se ne va assieme all’amicizia, ai progetti mai portati avanti e sul tempo che fugge, inesorabile fra chiacchiericcio vuoto e immobilità. “ Il romanzo di La Capria –sottolinea Roberto Andò –in modo del tutto originale e unico, è un libro sul fallimento della borghesia meridionale, sul marciume corrosivo del denaro, sullo sciupio del sesso, sul disfacimento di Napoli che ti ferisce a morte o ti addormenta, sull’inutile verbosità e la megalomania, sul piacere di apparire e fingersi diversi

FERITO-A-MORTE-_-regia-di-Roberto-Andò-_-in-scena-Andrea-Renzi

da come si è”. La suggestiva scena creata da Gianni Carluccio è divisa in due piani. In quello superiore si svolgono i riti della mondanità fra balli e caffè, in quella inferiore si alternano le voci dei giovani protagonisti sdraiati fra mare e spiaggia a raccontarsi la vita ma senza adoperarsi perché diventi reale. Un po’ Vitelloni napoletani come quei Leoni al Sole, film del 1961 di Vittorio Caprioli, ispirato al romanzo e girato nel sole estivo di Positano. Un racconto delle estati inutili e dispersive di Giuggiù, Frichì, Sasà, Cocò e Dudù, quest’ultimo proprio La Capria , forse l’unico a rendersi conto nella necessità di allontanarsi andando a Roma per conquistarsi una maturità. Al Teatro Argentina sedici attori , da Andrea Renzi a Paolo Mazzarelli, raccontano coralmente ferite, amori, disillusioni, fughe da un

FERITO A MORTE_Roberto Andò (5)

libro fra i più belli e veri dedicato a Napoli. Peccato che La Capria che abitava a due passi dall’Argentina non possa vedere questo omaggio alla sua opera.