Coronavirus: pericolo mondiale. A rischio la prossima stagione turistica

L’analisi del Presidente dell’Associazione Italiana Medicina del turismo, Walter Pasini.

Con il primo contagio in Egitto, cresce la probabilità ipotizzata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dalla comunità scientifica che l’infezione sviluppatasi in Cina possa dilagare in Africa e poi diffondersi ovunque come pandemia. Accadde oltre cento anni fa con l’influenza “Spagnola” e così potrebbe ripetersi anche ai nostri giorni. Anche se la medicina e la farmacologia hanno fatto passi da giganti, oggi come allora non esistono farmaci specifici e sperimentati contro il coronavirus. I riflessi sull’economia mondiale sono evidenti: stop a cicli produttivi, riduzione della mobilità e crollo delle prenotazioni turistiche per la prossima stagione estiva. Al Presidente della Associazione Italiana Medicina del Turismo,Walter Pasini chiediamo in quali Paesi e in quali continenti è possibile programmare soggiorni sicuri?
“E’ impossibile predire l’evoluzione dell’attuale epidemia di Covid-19, per cui non si può dire al momento quali paesi possano considerarsi sicuri per la vacanza. I paesi asiatici confinanti o non con la Cina potrebbero in teoria essere a maggior rischio, con l’eccezione del Giappone che è si confinante, ma ha un ottimo sistema sanitario. Analogamente si può dire che i Paesi occidentali come quelli europei e Stati Uniti, Canada, Australia danno più sicurezza perché dispongono di un’organizzazione e di strutture sanitarie efficienti. Se si vuole programmare un viaggio nei mesi primaverili ed estivi meglio scegliere dunque paesi occidentali. Escluderei certamente l’Africa che rappresenta al momento un continente a rischio considerando il grande numero di lavoratori cinesi che operano nei paesi africani e la fragilità dei loro .sistemi sanitari. L’Africa non sarebbe certo in grado di mettere in atto le misure quarantenarie adottate dalla Cina, qualora là dovesse svilupparsi il contagio.”

Dr. Walter Pasini, Pres. Soc. Ital. Medicina Turismo

E’ possibile che l’infezione perda parte della sua virulenza con l’arrivo della stagione calda, come sembra avvenire spesso con l’influenza stagionale?
“E’ possibile, ma non certo. Dipende da quando avrà luogo il picco dell’epidemia in Cina e da come si estenderà l’epidemia all’interno della Cina e soprattutto nei paesi di quel continente (Thailandia, Malesia, Indonesia, Vietnam, Cambogia, Filippine) e di altri continenti. E’ possibile che il virus subisca mutazioni che potrebbero attenuarne la virulenza, ma anche aumentala..”
Gli esperti dicono che per arrivare ad un vaccino contro il coronavirus occorrono mesi, nel frattempo cosa possiamo fare per ridurre il rischio di contagio?
“E’ vero. L’Organizzazione Mondiale della Sanità calcola che occorrano 18 mesi per arrivare ad un vaccino che possa essere somministrato con sicurezza su ampia scala. In assenza di farmaci e vaccini, l’epidemia si può contenere, come abbiamo visto in Cina, con gli stessi metodi adottati dalla Repubblica di Venezia nel XV secolo e successivamente da tutti gli stati ( lazzaretti per l’isolamento dei malati, misure quarantenarie per la contumacia, cordoni sanitari, sospensione di fiere e mercati). Lo stesso blocco di voli che l’Italia ha stabilito giustamente, con le inevitabili polemiche da parte di chi ha interessi commerciali, altro non è che un bando di sanità.”
Non vi è ancora certezza sul periodo di incubazione della malattia e quando il portatore apparentemente sano comincia ad essere contagioso.
“Il periodo di incubazione, cioè l’intervallo di tempo che decorre dal momento dell’infezione e l’inizio dei sintomi, è mediamente di 5-6 giorni, fino a 12-13 giorni. Pare che qualche studio abbia dimostrato un periodo di incubazione più lungo, ma per ora dobbiamo tenere per buona l’indicazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità secondo cui il periodo quarantenario debba essere di due settimane. E’ stato osservato inoltre che, come nel caso di un paziente in Germania o dell’uomo di affari che ha contratto l’infezione a Singapore e l’ha poi trasmesso ad una decina di persone, è possibile che persone asintomatiche, che abbiano contratto il virus, possano trasmettere l’infezione, ma nella maggioranza dei casi sono i malati sintomatici che trasmettono il contagio per via inalatoria con le goccioline del respiro trasmesse da tosse e starnuti.”
C’è anche il rischio che Paesi con una struttura sanitaria debole tacciano sulle dimensioni del contagio o non riescano a far fronte all’emergenza.
“E’ possibile. Certamente i numeri dei malati e dei morti in Cina è superiore a quello ufficiale, ma forse non per malafede, ma perché in situazioni di emergenza come è quella che sta vivendo la Cina, i sistemi di sorveglianza vanno in tilt. E’ difficile nel caos che sta vivendo la Cina calcolare il numero di morti e di malati. E’ anche possibile che la Cina non voglia dare esattamente i numeri dell’epidemia per le conseguenze sul piano economico e commerciale, anche se il Presidente Xi ammette che la situazione è “molto grave.”
Occorre comunque elevare ovunque le misure di sicurezza prima che l’epidemia diventi una emergenza globale, perché allora potrebbe essere troppo tardi per contenerne la diffusione.
“L’Italia si sta attrezzando molto seriamente per affrontare un’eventuale pandemia. Ha bloccato i voli da e per la Cina, ha attivato un sistema di controllo della temperatura corporea di tutti i passeggeri negli aeroporti di Roma e di Milano; ha anche attivato la protezione civile nominando per l’emergenza un commissario straordinario. Ha una rete di servizi di igiene pubblica in grado di effettuare un’efficiente sorveglianza epidemiologica. Ha due centri di riferimento per le malattie infettive come lo Spallanzani e il Sacco. Ha una task force di esperti al Ministero della Salute che coordina gli interventi. Credo che l’Italia sia pronta per fronteggiare una possibile pandemia. I cittadini devono avere fiducia nello Stato ed attenersi alle eventuale misure che saranno emanate in caso di epidemia anche nel nostro Paese.”