Con oltre 800 km di costa e mare limpido, la Calabria per il 2017 non punta più solo sulle classiche vacanze ‘spiaggia e ombrellone’, ma si propone anche come culla della cultura mediterranea, eccellenza dell’enogastronomia e meta di turismo religioso.
L’entroterra, ancora in parte da scoprire, dai tanti itinerari inaspettati, riserva di per se’ esperienze di viaggio che fanno bene al cuore oltre che al corpo. Non mancano tuttavia progetti strutturati come quello presentato giovedì 20 ottobre ad Aurea 2016, la Borsa del Turismo Religioso e delle Aree Protette e ancor prima al TTG di Rimini.
I luoghi della comunità etnico-linguistica albanese sono la destinazione dell’itinerario interregionale che Calabria e Sicilia hanno presentato nella splendida scenografia del Santuario di San Francesco di Paola a Cosenza.
Il Presidente della Regione Calabria Mario Oliverio ha spiegato che si tratta di “un progetto di vacanza tra sacro e natura, che si fondono in un connubio perfetto”, ideale soprattutto fuori stagione, lontano dalla confusione tipica dell’estate. Gli eventi religiosi e popolari che caratterizzano i due territori potranno così essere apprezzati nella giusta atmosfera.
Per gli interessati, la meta è l’Arberìa, ovvero l’insieme delle aree geografiche dell’Italia meridionale dove dove tra il XV e il XVIII secolo si è insediata una minoranza etnico-linguistica albanese.
In Calabria, il centro religioso di riferimento è Lungro, in provincia di Cosenza, in Sicilia è Piana degli Albanesi, in provincia di Palermo.
Caratterizzata dal forte attaccamento al rito religioso greco-bizantino, di matrice orientale, l’Arberia è stata per secoli baluardo d’elezione di tutta la cultura arbëreshë, proprio nella terra europea culla del Cristianesimo mondiale.
Questa comunità, ancora unita dall’esperienza atavica di profughi, porta avanti strettamente connesso al rito religioso, un patrimonio musicale, letterario, di canti, danze e suoni della tradizione, ricco di fascino e suggestione. Non meno interessanti sono le chiese adornate di preziose icone sacre.
Infine legati alle feste religiose, da non perdere i piatti tipici.
A Vena di Maida e a Caraffa nel Catanzarese per la festa di S. Andrea, il 30 novembre, si preparano grano e granturco bolliti, conditi con olio e sale; a Santa Lucia e a San Nicola si offrono dei tipici panini col castagnaccio (picilet); a Civita nel giorno di Santa Lucia si consumano fichi al forno. Per Natale in tavola regnano i cannaricoli, una pasta frolla fritta e ricoperta di mosto cotto, il torrone di sesamo e le frittelle; per San Biagio, il 3 febbraio, e per San Giuseppe, il 19 marzo, si prepara un grosso pentolone di tagliatelle e ceci da offrire a tutti gli amici in devozione del Santo.
A San Cosmo Albanese per la festa dei Santi Cosma e Damiano si prepara un piatto tipico di riso e ceci, condito con olio fritto e peperoncino. Piatti e dolci saporiti da annaffiare col buon vino locale.
E i turisti saranno colpiti soprattutto dalla ‘mikpitria’, l’ospitalità, consuetudine cara agli Arbëreshë, che da cinque secoli conservano il ricordo di quanto è importante il valore dell’ospitalità.