INCANTI D’ORIENTE NELLA VILLA DELLE MERAVIGLIE

 

“Villa delle meraviglie” così viene indicata la preziosa residenza di Luigi Magnani a Mamiano di Traversetolo a breve distanza da Parma.

In questo edificio di origini seicentesche acquistato nel 1941 dal padre Giuseppe, imprenditore agrario, Magnani , musicologo, critico letterario, appassionato di arte, grande amico del pittore Giorgio Morandi, scelse di collocare la sua straordinaria collezione con opere di Filippo Lippi, Carpaccio, Rubens, Goya, proseguendo con Cézanne, Monet arrivando a Burri e alle 50 opere di Morandi acquistate o donate dal pittore. Queste, unite ad arredi provenienti dalle dimore dello Zar Alessandro I e di Napoleone, a un parco all’inglese di 12 ettari, a sontuosi saloni decorati fanno della residenza parmense davvero uno “scrigno delle meraviglie”. Ancor più apprezzabile vista la volontà del proprietario di aprirlo al pubblico e creare la Fondazione Magnani Rocca, aperta dal 1990, con la finalità di ospitare attività artistiche di rilievo a cominciare dalle mostre. Ottima occasione l’inizio dell’estate per conoscere il luogo e visitare l’esposizione “Pasini e l’Oriente- Luci e colori di terre lontane” aperta fino al primo di luglio. E’ con la campagna di Napoleone in Egitto , nel 1798, e l’estendersi del colonialismo europeo che nasce la pittura orientalista. Pittori che spesso non avevano mai visitato l’Oriente ne dipingono atmosfere misteriose e ricche di sensualità, proponendone una visione spesso lontana dalla realtà. Diverso il percorso creativo di Aberto Pasini , 1826- 1899, che nel 1855 in Oriente ci va sul serio circumnavigando la Penisola Arabica. Visita Turchia, Siria, Arabia ed Egitto al seguito di una delicata missione diplomatica presso lo Shad di Persia e che il pittore ha il compito di illustrare. Proprio come qualche anno prima, nel 1832, Eugène Delacroix, il più grande dei pittori romantici. Approdato in Marocco accompagnando il diplomatico duca di Mornay ne rimase tanto rapito da riempire sette quaderni di schizzi. Questi saranno poi elaborati rientrato a Parigi e daranno origine a diversi capolavori, vedi “Donne di Algeri”. L’Oriente di Pasini , pur affascinante e insolito, non ha nulla di edulcorato e volutamente invitante. Non punta ad assecondare il gusto del pubblico. Il suo è un diario di viaggio che illustra con profondità e realismo culture diverse e lontane proponendo un possibile dialogo fra Occidente ed Oriente, idea che rende la mostra quanto mai attuale. Per la prima volta alla Fondazione vengono presentate circa cento opere ad illustrare usi, costumi, atmosfere: disegni, litografie e dipinti realizzati da Pasini in occasione della missione e rielaborati al suo ritorno a Parigi. Sarà nei celebri Salon che a partire dal 1856 esporrà dipinti di grande formato destinati a diventare punto di riferimento per la pittura orientalista del tempo e oggetto di grande interesse per i collezionisti. Come il celebre mercante parigino Adolphe Goupil a cui lo legherà un contratto in esclusiva e che ne venderà oltre trecento tele, vedi la “Moschea di Yeny Djami” acquistata nel 1872 dal Museo di Nantes. Sarà in seguito Istanbul con i suoi splendori e la vivacità dai Bazar di cui realizzerà oltre trenta varianti il luogo di principale ispirazione per Pasini, vedi il quadro magistrale “Un mercato a Costantinopoi, esposto al Salon del 1874.

 

Albero Pasini: foto di copertina – Accampamento persiano

Davanti alla Moschea

In attesa del Sultano 

Dolci acque d’Europa

La carovana dello Shad di Persia