Fondazione Morra a Napoli

 

“ A Napoli i collezionisti di arte contemporanea non sono molti. Ancor meno chi sostiene giovani talenti potenziali. Non si tratta di forza economica ma di una scelta. Meglio investire cifre, anche significative, in un immobile di prestigio nel quartiere giusto. Ci sono meno rischi. A me invece è successo il contrario. L’appartamento, unico per posizione, struttura e vista, lo avevo e l’ho venduto per un’opera d’arte. Insolita , visto che si trattava di una vigna”- racconta sorridendo Peppe Morra, un mecenate di quelli diventati oggi puntiformi presenze.

 

Lui invece non solo ha portato a Napoli artisti insigni ma ha creato un prezioso museo e, di recente, una Fondazione per proteggere e patrocinare l’arte moderna. Tornando alla “vigna-opera d’arte” si tratta della Vigna San Martino, sei ettari in posizione collinare ai piedi della imponente Certosa trecentesca a cui apparteneva. Uno spazio miracolosamente scampato alla devastazione edilizia. Morra come tutti i napoletani quello spazio verde lo vedeva da sempre e voleva ripristinarne dignità e fruizione. Quando capì che l’acquisto era possibile non ci pensò due volte a vendere la sua prestigiosa abitazione a Posillipo, per imbarcarsi nell’ impresa. La ripulitura dalla coltre di vegetazione selvatica ha rivelato sentieri, piccoli edifici agricoli, costruiti dai monaci certosini nel corso di sei secoli, e ripristinato con il reimpianto della vigna il suo uso a terreno agricolo. Oggi si può percorrere l’intera zona seguendo la mappa disegnata nel 1775 dal Duca di Noja e lo spazio è stato definito “Bene di interesse storico e artistico”. “Una grande soddisfazione- sottolinea Peppe Morra- Ma io ci vado ancora per lavorare la vigna e raccogliere le lumache. Proprio come facevo in campagna da bambino. Solo che questa è una campagna da cui si vede tutta Napoli, Vesuvio e Capri comprese”. Altro progetto ammirevole la creazione nella zona Mater Dei del Museo dedicato a Hermann Nitsch , protagonista dell’Azionismo Viennese, una corrente artistica che intorno agli anni ’60 si indirizza a  happening e performance art che per  crudezza, atteggiamenti autolesionistici o sadici desta forti reazioni 

 

nel pubblico. Nitsch oltre a lavorare su tele informali e di forte impatto coloristico crea l’ Orgien-Mysterien Theater, “Teatro delle Orge e dei Misteri” mettendo in scena riti parareligiosi (con riferimenti alla liturgia cristiana e alla tragedia greca classica) a scopo terapeutico e catartico . Come è avvenuto nel luminoso spazio napoletano a lui dedicato:

ad un’ex centrale elettrica del XIX secolo con splendida vista panoramica. Per Morra è un altro tassello del progetto Il Quartiere dell’Arte che mira a rigenerare attraverso creatività e cultura l’antico

quartiere Avvocata attraverso il recupero di edifici e luoghi storici in disuso. Arte non fine a se stessa ma arte per migliorare la vita e intesa, secondo Morra, come “unico strumento in grado di far emergere il proprio grido di libertà”.

 

Da qui nasce la Fondazione Morra che trova oggi spazio nei vasti spazi di Palazzo Cassano Ayerbo d’Aragona , in salita San Raffaele. Uno dei grandiosi palazzi partenopei ormai troppo grandi per essere gestiti e destinati ad inevitabile declino. Qui in oltre quattromila metri quadri, grazie all’impegno del Mecenate sono stati collocati spazi espositivi, vedi l’attuale mostra dedicata a John Cage – Marcel Duchamp – Allan Kaprow, sale da concerto, archivi come quello del Living Theatre, aule per stage di artisti e studenti, possibilità di soggiorno studio per chi a Napoli come da lunga tradizione vuole trovare ispirazione e in particolare la collezione di Peppe Morra, ricca di circa duemila opere: da Marina Abramović a Nanni Balestrini, da Giulio Paolini a Daniel Spoerri. Una collezione prestigiosa nata “crescendo con gli artisti, alcuni ormai amici da una vita” come ricorda il proprietario. Quelli delle Avanguardie italiane, del gruppo giapponese Gutai, di Fluxus, del Gruppo ’63. Quanta strada da quando, nel 1974 Morra apre la prima Galleria d’arte a Chiaia. Frequenta Lucio Amelio, uno dei maggiori galleristi napoletani e Lia Rumma, prestigiosa gallerista e celebre collezionista di Arte Povera e decide di dire addio alle Ferrari, alle case prestigiose, all’attività di imprenditore e dedicarsi all’arte. Per farlo studia con umiltà e impara sul campo. Accanto agli artisti “Come è avvento con Hermann Nitsch che mi ha mostrato la strada per la filosofia, la poesia, la spiritualità. E non me ne sono pentito”. Anzi. Aggiungiamo noi, visto che Morra, in una sorta di Gioco dell’Oca scaramantico, ha già pianificato i prossimi 100 anni di mostre in quella Casa Morra aperta alla conoscenza e ospitata nel settecentesco Palazzo della Fondazione.

 

Foto di copertina: Napoli- Museo Nitsch

All’interno: Napoli – Giuseppe Morra- Museo Nitsch-   -Casa Morra