“E’ del poeta il fin la meraviglia, chi non sa far stupir, vada alla striglia! ”- così scriveva Giambattista Marino (1569-1625), considerato il massimo esponente della poesia barocca, indicando con il termine ”poeta” l’artista in grado di stupire con la propria opera.
Si tratti di musica, architettura, scultura, pittura. Espressioni artistiche che , secondo i dettami scaturiti dal Concilio di Trento (1545- 1563), dovevano, per riaffermare la forza del Cattolicesimo, sedurre, commuovere e coinvolgere l’animo dei fedeli attraverso sensazioni forti e viscerali. Barocche, appunto e , in parte , oggi superate. Eppure ci sono maestri ancora in grado, dopo oltre cinque secoli, non solo di sorprendere e meravigliare ma di essere attualissimi oltre che unici. Come Giuseppe Arcimboldi (Milano 1526-1593) più noto come Arcimboldo, a cui Palazzo Barberini a Roma dedica un’importante esposizione, curata da Sylvia Ferino-Padgen, aperta fino all’11 febbraio 2018. Universalmente noto per le sue “teste composte” fatte di frutta, fiori, animali, oggetti vari sapientemente combinati il pittore si forma
alla bottega del padre. Con lui realizza , nel 1549, i cartoni per le vetrate del Duomo di Milano. Pittore certo Arcimboldo ma anche filosofo, poeta, alchimista e studioso di quelle scienze naturali che all’epoca, diventano oggetto di ricerca per molti eruditi. Come testimoniano in mostra gli splendidi volumi illustrati dedicati a flora e fauna di Pietro Andrea Mattioli o quelli di Ippolito Salviati dedicati a pesci e animali acquatici del suo trattato di ittiologia. E’ in questo ambiente di ricercatori e sperimentatori scientifici che si forma l’artista distaccandosi ben presto dalla pittura celebrativa o devozionale per creare un suo peculiare stile imitato in seguito da molti artisti. Inventiva, ironia, capacità di resa realistica e attenta analisi della natura sono all’origine di quadri celeberrimi. Come la rappresentazione delle quattro stagioni, prestito eccellente del Kunsthistorisches Museum di Vienna, e realizzate come ritratti composti con elementi tipici della stagione corrispondente. Altrettanto sorprendenti le tele degli Elementi: Aria, Fuoco, Acqua, e Terra. Queste ultime dei veri capolavori in cui si fondono animali o creature marine con tale abilità da costringere il visitatore a un’attenta ricerca visiva per individuarne il maggior numero. Non stupisce che il pittore venga apprezzato dalle corti asburgiche di Vienna e Praga i cui Imperatori, da Ferdinando I a Rodolfo II, erano creatori di stupefacenti Wunderkammer dove si riunivano oggetti insoliti, esotici:dalle zanne di tricheco alle mandibole di squalo. Corti dove il pittore soggiornerà a lungo ottenendo perfino il titolo di Conte Palatino. Molti secoli dopo verrà definito dal pittore Oscar Kokoschka “il padre del surrealismo” e apprezzato anche dagli artisti dada e dai cubisti per la sua capacità di gioco e satira. Vedi in mostra Il Bibliotecario, una tela che potrebbe essere attribuita a Picasso o Braque. Insolite e sorprendenti le “teste reversibili”, ritratti sempre composti con elementi della natura che possono essere “letti” a rovescio: come la Ciotola di verdure che diventa, rovesciata, l’Ortolano o il Piatto di Arrosto che si converte ne Il Cuoco. Divertissement? Forse, ma di certo colti e raffinati. Vedere per credere.
Foto di copertina:Giuseppe Arcimboldo Estate 1572 olio su tela.