Finalmente il Complesso del Vittoriano a Roma, dopo tante mostre dedicate ad artisti di rilievo ma poco rilevanti per numero e qualità delle opere presentate, propone un appuntamento di grande pregio sia per il numero dei quadri riuniti che per la loro qualità. Una piacevole sorpresa quindi la Mostra dedicata a Giovanni Boldini. Prodotta da Arthemisia, curata da Tiziano Panconi, autorevole esperto del pittore ferrarese, coadiuvato da Sergio Gaddi è frutto di circa quattro anni di lavoro e riunisce centotrenta tele di Boldini, alcune mai esposte in precedenza, provenienti da importanti Musei, come il d’Orsay di Parigi o la Alte Nationalgalerie di Berlino e collezioni private. Ad affiancarle, così da sottolineare la creatività artistica di un felice periodo, la Bella Epoque, dall’ultimo ventennio dell’Ottocento all’inizio della Grande Guerra, gli interessanti quadri di pittori coevi: come De Nittis, Corcos, Signorini, Zandomeneghi. Per tutti il tema di fondo, a parte qualche divagazione paesistica e folcloristica, è l’esaltazione della bellezza femminile. In particolare Boldini che, dopo aver partecipato al rinnovamento artistico legato ai Macchiaioli toscani, approda a Parigi nel 1871. Qui grazie all’influente amante, la Contessa de Rasty, ritratta in mostra in elegante abito da sera o nell’intimità della camera da letto, riesce a inserirsi nell’alta società parigina raggiungendo in breve un notevole benessere economico. Sarà proprio la capacità di ritrarre le grandi dame del tempo, mostrandone assieme agli splendidi abiti e acconciature anche malinconia e profondità psicologica che farà accorrere nello studio le “Divine” del tempo. Dalle nobili, Cecilia de Madrazo Fortuny o Concha de Ossa e tante altre, alle ereditiere, come Consuelo Vanderbilt duchessa di Malborough. La sua pennellata “a sciabola”, quasi fulminea, elettrica, quel senso di non finito, di dinamismo, infondono vivezza ai ritratti ufficiali. Si identificano con la modernità, con la “ville lumiére” appena elettrificata, con i nuovi grandi boulevard creati da Haussmann e preannunciano la futura dinamicità del futurismo. Boldini che mai ha aderito all’impressionismo era, come l’amico Degas, più interessato al movimento che agli effetti della luce e contrariamente a interpretazioni superficiali, è pittore d’avanguardia per la capacità di fissare sulla tela l’attimo fuggente attraverso una ricerca di tecnica pittorica assai innovativa. Accanto alle più celebri dame il pittore glorifica, con maggior libertà, creature meno note e importanti ma altrettanto seducenti, come la bella del sensuale ritratto Provocazione o l’incantevole Madame X con collare di perline. In mostra meritano particolare interesse una serie poca nota di opere di piccolo formato, di grande impatto estetico, ricche di dettagli che rimandano a quadri settecenteschi e risalenti al primo periodo parigino (1871-78), quando il pittore frequentava la Maison Groupil, creata dal ricco mercante d’arte Adolphe. Fra le opere più note in mostra il celebre ritratto di Giuseppe Verdi del 1886, prestato dalla Casa di riposo per musicisti di Milano e l’ancor più rinomato grande ritratto a figura intera di Donna Franca Florio , più volte rielaborato fra il 1901 e il 1924. Oggetto di attuali vertenze giudiziarie è una fortuna difficilmente ripetibile poterlo ammirare. La “regina di Sicilia”, come veniva chiamata la bellissima e raffinata moglie di uno degli imprenditori più ricchi d’Italia, viene ritratta in un abito nero dalla grande scollatura che ne mette in risalto la pelle madreperlacea e il lungo collo aristocratico incorniciato da lunghe collane di perle. Boldini fissa ancora una volta l’attimo fuggente, il quadro è infatti l’apoteosi estetica di un’epoca avviata al declino. Come avverrà per la famiglia Florio la cui rovina economica è ormai dietro l’angolo. Utile supporto alla visita l’Audioguida , le visite guidate, e l’opportunità offerta da Trenitalia mostrando il biglietto ferroviario per Roma di avere un accesso gratuito per una persona.
Info www.ilvittoriano.com