“…Se devo raccontare una storia, cerco sempre di partire dall’esterno: mostrare dov’è e com’è fatto un paese, entrare nelle strade, poi nei negozi, nelle case e fotografare gli oggetti. Il filo è quello; si tratta di un percorso logico, normale, buono per scoprire un villaggio ma anche, una città, una nazione. Buono per conoscere l’uomo”.
E’ un pensiero coerente con la propria opera, quello di Gianni Berengo Gardin, in mostra fino al 28 agosto 2016 al Palazzo delle Esposizioni di Roma, con la retrospettiva “Vera fotografia: reportage immagini e incontri”.
Circa 250 fotografie, suddivise per sezioni, ripercorrono il lavoro del grande fotografo che, come pochi, è stato capace di raccontare il nostro tempo e il nostro paese con le sue trasformazioni. Rigorosamente in bianco e nero e con la sensibilità dei grandi, Gardin ha registrato un’epoca, come testimone partecipe e non “distaccato”, dietro l’oculare di una fotocamera. Ogni suo scatto, ogni suo “sguardo”, è un frammento di vita, una scena reale, vera, dove emerge, oltre la grande tecnica fotografica, l’uomo.
L’uomo nella vita quotidiana, operaio nelle grandi fabbriche, nei cantieri, nelle condizioni di emarginazione come quello degli zingari e dei malati di mente, ai quali ha dedicato molto tempo. Una vita spesa in prima linea, di documentarista, di denuncia, come uno degli ultimi lavori sulle grandi navi da crociera che entrano con violenza nel paesaggio della laguna di Venezia. Fotografie, anzi, “Vere fotografie”, note, meno note e inedite, alcune delle quali commentate da personaggi illustri e stampate in grande formato, che vale la pena di vedere, per conoscere meglio la nostra storia, il nostro presente e, forse, il nostro futuro.