L’occasione è ghiotta: vedere rappresentata una delle pièce più importanti e rappresentative del Premio Nobel per la letteratura 2023, lo scrittore, poeta e drammaturgo, norvegese Jon Fosse.
Se si aggiunge che il cast degli interpreti va dalla maestria drammaturgica di Pamela Villoresi alla ormai consolidata forza espressiva di Isabella Ferrari, dal multiforme talento di Michele di
Mauro alla profondità espressiva e sensibilità di Valerio Binasco le rappresentazioni de La ragazza sul divano ,dal 16 al 21 aprile al teatro Vascello a Roma, sono appuntamento imperdibile per chi ama il teatro. Il merito della messa in scena va a Binasco che è anche regista dello spettacolo e oggi è considerato il principale interprete di Jon Fosse e della sua poetica in cui uno dei riferimenti ricorrenti e del costante specchiarsi del presente nel passato e di come le problematiche e i tormenti infantili non si superino mai totalmente. Nel caso de La ragazza sul divano una matura pittrice dipinge con costanza senza mai portarla a termine l’immagine di una giovane, il realtà è lei stessa, in un flusso di costante ritorno e ricordo quasi proustiano il cui tema di fondo è l’abbandono. La Donna aspetta il ritorno di un uomo partito per mare e mai tornato. Una figura di padre allontanatosi verso le acque,
simbolo di vita e libertà, dopo aver lasciato la figlia sola. Quasi reclusa in un appartamento dove appare senza protezione dalle turbolenze materne e la distruttività di una sorella. La narrazione è lenta, la prosa asciutta e a parlare, come spesso avviene nelle nordiche latitudini, sono i silenzi. Il “non detto”. “Nell’allestire un testo di Fosse, come è già avvenuto per Sonno- sottolinea il regista-interprete Valerio Binasco- sono attratto da una sorta di percezione un po’ fuori fuoco della realtà. Ho la sensazione nel suo scrivere di trovarmi davanti ad un grande affresco dell’umanità di cui colgo il senso ma non riesco a mettertelo a fuoco, passando costantemente dalle luci alle ombre. Amo la sua levità, il minimalismo nordico della verbalità. Le sue storie sono spesso molto tristi ma sorrido leggendole perché il ritmo scenico è perfetto e comunque ricco di humor e di un equilibrio nato senz’altro dalla sua esperienza musicale”. Autore considerato dal Daily Telegraph fra i cento geni viventi, Fosse è ancora poco noto nel nostro paese e la recente assegnazione del Nobel ha portato molti a chiedersi chi fosse. In Italia l’editore Fandango ha pubblicato Melacholia nel 2009 e Insonni nel 2011. Nel 2021 La Nave di Teseo edita L’Altro nome- Settologia I e II . Quest’ultimo racconta la vita di Asle , un anziano pittore che vive isolato in un fiordo remoto della Norvegia. Non vi è un tempo definito in quest’opera-fiume, né vi sono mai punti ma solo virgole. Come in un eterno fluire. Troviamo le fredde lande norvegesi dove vivi e morti vengono ricoperti da silenziosi fiocchi di neve che ne accorciano le distanze “perché per quanto possa sembrare grande il distacco fra loro di fatto non lo è”- scrive Fosse. Costante è lo sguardo verso il mare, come nella commedia in scena al Teatro Vascello. “Il mare ha in sé Dio e lì c’è più Dio che in terraferma. E’ il più grande cimitero del mondo e forse anche il migliore e guardalo è come esprimere una preghiera silenziosa”- prosegue lo scrittore.