Può la limpidezza e nitidezza delle immagini nascondere, quasi proteggere un mistero? Può una composizione di semplicità arcaica, con soggetti, lavandaie, popolane, ragazze, cacciatori, giocolieri, all’apparenza privi di complesse relazioni con il mondo che li circonda suscitare interrogativi e attese metafisiche?
Nel caso di Antonio Donghi (1897-1963) la risposta è sì. Perché nelle opere del pittore romano il realismo è solo apparente. Dietro la rappresentazione chiara ed oggettiva del quotidiano, dietro i soggetti quasi banali , dalle lavandaie alle famiglie che sembrano in posa, i ritratti femminili, perfino la rappresentazione della natura si cela la sensazione di un’aspettativa, di una domanda sospesa, di mondi cristallini e ignoti tutti da scoprire. Un artista solo apparentemente semplice ma in realtà colto e complesso al quale Palazzo Merulana a Roma dedica dal 9 febbraio al 26 maggio un’interessante mostra. In realtà varrebbe la pena di andare, per chi non lo ha già fatto, anche solo per apprezzare il risultato dell’elegante recupero di un palazzo umbertino che, sebbene nel centro storico fra la Basilica di S.Maria Maggiore e San Giovanni in Laterano, era fatiscente e inutilizzabile. Si deve all’impegno di Elena e Claudio Cerasi, al loro amore per la città e alla loro instancabile vocazione al collezionismo se il luogo , aperto dal 2018 , non solo è stato recuperato ma ospita buona parte delle opere da loro riunite nel tempo e, con generosità, messe a disposizione del pubblico dei visitatori. Un investimento da circa cinque milioni di euro concretizzatosi , dietro le imponenti colonne d’ingresso, in 1200 metri quadrati di gallerie e saloni pensati come salotti dove è bello sostare su accoglienti divani fra preziose opere d’arte. In una città dove il mecenatismo è assai puntiforme quanto realizzato dalla Fondazione Cerasi è davvero apprezzabile. Le loro scelte artistiche, dettate da un gusto sicuro, si sono concentrate in particolare su artisti dagli anni ‘20 ai ’40, sulla Scuola Romana: da Scipione a De Chirico, da Pirandello a Mafai e allo stesso Donghi di cui i Cerasi avevano acquistato tre capolavori : I piccoli saltimbanchi (1938), La gita in barca (1934) e Le Lavandaie (1922). “Sono quadri affettivamente molto importanti per la nostra famiglia- sottolinea Alessandra Cerasi- I saltimbanchi è stato forse il quadro che ha dato inizio alla passione collezionistica dei miei genitori. Lo videro ad una mostra e ne rimasero folgorati. Le lavandaie è l’ultimo acquisto di mio padre già gravemente malato. Si allontanò per un paio d’ore dalla clinica in cui era ricoverato per andare a comprarlo. Un impulso irresistibile. Più forte della malattia”. Contribuiscono alla mostra ben 16 quadri di proprietà dell’Unicredit : dall’Ammaestratrice di cani a due splendide nature morte e a diversi paesaggi romani in parte legati alla Scuola Romana di Piazza del Popolo e di Via Cavour con esponenti come Trombadori, Casorati Cagli. La retrospettiva su Donghi è arricchita da un progetto all’avanguardia di Nuvola Project: un’animazione digitale che anima alcune opere quasi ad interagire con esse a dimostrazione di come la tecnologia possa essere utile strumento al servizio dell’arte. Secondo il curatore dell’esposizione, Fabio Benzi. “Donghi è pittore colto e profondo, grande conoscitore della storia dell’arte. Lo abbiamo volutamente indicato nel catalogo in cui ad alcune opere vengono affiancate le possibili fonti di ispirazioni. Vedi fiori e frutta medioevali, ritratti rinascimentali”. La sua creatività ha una svolta totale verso la fine del 1922, quando dai paesaggi di tradizione ottocentesca passa al
Realismo Magico con un nuovo disegno nitido e affilato, quasi privo di ombre affermatosi in quegli anni in Germania. Tendenza con la quale entra in contatto grazie alle frequentazioni avanguardistiche della Galleria Bragaglia a Roma, luogo di incontro per creativi di diversi settori. In quegli spazi simili a grotte ma affrescate da Balla in Via degli Avignonesi a Roma Donghi incontra Lauro de Bosis, poeta e letterato, insegnante di letteratura ad Harvard. E’ lui ad introdurlo negli Stati Uniti dove riscuote un buon successo. Per avvicinare il pubblico, in particolare i più giovani alla mostra Donghi Palazzo Merulana propone una serie di iniziative e visite a tema che sottolineano anche il rapporto del pittore con Roma o attività artistico- letterarie con esercizi di scrittura creativa ispirata a testi degli autori dell’epoca. Imparare e stimolare attraverso il gioco e la fantasia è l’idea guida delle tante attività proposte in parallelo alla mostra. (INFO www.palazzomerulana.it)