Se, parafrasando il titolo del celebre romanzo di Carlo Levi, ieri “Cristo si è fermato ad Eboli”, è evidente che oggi l’arte si è fermata a Napoli. Alla vivacita‘ espositiva della città corrisponde purtroppo, procedendo verso sud, un vuoto pressoché assoluto.
La vivacità partenopea si esprime anche in campo contemporaneo con la creazione di Fondazioni, vedi la Fondazione Morra ospitata in un immenso e storico palazzo nobiliare
salvato così da un progressivo degrado; con associazioni come la Wunderkammer che propone incontri e spettacoli nei luoghi più preziosi e spesso poco noti di Napoli. Dinamismo e inventiva anche nel campo delle esposizioni che risvegliano l’interesse verso luoghi storici. Vedi la Reggia di Caserta o quella di Capodimonte a Napoli. Qui il Direttore Sylvain Bellenger ha affiancato alle splendide collezioni permanenti Farnese e Borgia un’esposizione davvero da non perdere. “Napoli, Napoli di lava, porcellana e musica” ,aperta fino al 21 giugno 2020, si dipana attraverso diciotto sale dell’appartamento reale
seguendo un percorso concepito dall’artista e designer francese Hubert Le Gall come un come uno spettacolo teatrale la mostra è un viaggio fra lo splendore e lo sfarzo della corte borbonica, la genialità inventiva degli artisti del ‘700 napoletano ma anche la quotidianità dei lazzari, del popolino con le sue scaramanzie e smanie collettive: dal cibo al gioco, dalla religiosità scaramantica all’ossessione verso i possibili cataclismi di un Vesuvio incombente. Accanto ai magnifici oggetti esposti negli ornati saloni una serie di manichini vestiti con i mirabili e fantasiosi costumi provenienti dal Teatro San Carlo, considerato durante il
settecento forse il più importante d’Europa. Affermava il giovane Mozart: “ se avremo successo qui varrà più di cento concerti in Germania”. Appropriato quindi sia la musica, diversa in ogni sala, il filo conduttore attraverso l’opera dei grandi della musica napoletana: da Giovanni Pergolesi a Domenico Cimarosa, a Giovanni Paisiello. A dare il benvenuto al visitatore il gigantesco fantoccio della Regina Maria Carolina di Borbone che emerge dalla riproduzione di una tazza delle Reali Fabbriche di Porcellana di Capodimonte, fondate nel 1723, come pure la Reggia e il Teatro San Carlo costruito in soli nove mesi, dall’illuminato sovrano Carlo di Borbone. Ne ammirano oltre seicento pezzi: dai candidi e perfetti biscuit riproducenti statue greche e romane agli eleganti servizi da tavola. Napoli meta obbligata del Grand Tour non solo per essere, intorno al 1740, secondo Charles de Brosses, raffinato umanista e grande viaggiatore “ l’unica città
d’Europa ad avere davvero l’atmosfera di una capitale” ma per le scoperte di Ercolano nel 1738 e di Pompei nel 1748 a cui è dedicato un vasto salone fitto di manichini impegnati nel creare opere di architettura, pittura e scultura. Grande intatto visivo nella Sala del Potere : un manichino con un ricco mantello da parata con i gigli borbonici che copre con un telo il ritratto di Napoleone Bonaparte mentre sono pronte per la partenza le casse con oggetti e porcellane collegati al governo francese a Napoli seguito dal ritorno dei Borbone. Particolarmente interessanti le sale dedicate ai reperti provenienti dal Real Museo Mineralogico, inaugurato nel 1801 e dal Museo Zoologico nato nel 1813. Capolavoro di allestimento il Salone delle Feste , fitto di eleganti personaggi intenti a visionare i video dedicati omaggio al personaggio ermafrodita di Pulcinella, protagonista della commedia dell’arte settecentesca e mito napoletano: comico e tragico, ingenuo e scaltro, sbeffeggiatore del potere di Pulcinella , emblema della città. Altrettanto riuscito l’allestimento della Sala del Gioco che riproduce le diverse scene e situazioni dell’azzardo nella città: dal gioco povero ma non per questo meno accanito dei plebei a quello dei personaggi vestiti di sete e merletti.