“Silver Tourism” nel 2030 raggiungerà in Europa i 140 milioni di turisti rispetto ai poco meno di 42 milioni di qualche anno fa.
Il club di prodotto VisiTuscia, manifestazione giunta alla sua XI edizione, si è conclusa con il Workshop itinerante, tenutosi nei giorni scorsi presso la Biblioteca Storica del Palazzo dei Papi a Viterbo, rivolto ad operatori professionali della domanda e dell’offerta che promuovono un turismo indirizzato agli “over 65”.
Per tre giorni gli operatori sono stati accompagnati alla scoperta: di siti archeologici (gli Etruschi a Tarquinia e l’antica città di Ferento); luoghi sacri dell’enogastronomia (il Museo del vino MULVIS di Castiglione in Teverina, fra i più grandi in Europa dove il solo percorso sotterraneo, su 4 livelli, supera i 3.000 metri quadrati.); la Chiesa del Miracolo Eucaristico e il lungolago a Bolsena; la città papale di Viterbo, con il quartiere San Pellegrino e i luoghi della Via Francigena.
Nella sala affrescata del comune di Tarquinia, il Vicesindaco Luigi Serafini, ha illustrato il piano per l’incremento turistico della cittadina: «mettere in rete i comuni consente di garantire un’offerta turistica maggiore. Essendo io tarquiniese ed Etrusco nell’animo vi racconto un sogno che avevo da bambino. Ricordo che, quando per la prima volta sono andato in gita scolastica a Pompei, ho pensato: ma perché qui è tutto scoperto e si può girare liberamente per le antiche strade di Pompei e nella Tarquinia antica invece non è possibile farlo? Pompei ha avuto la sventura/fortuna del Vesuvio, Tarquinia ha avuto la sventura dei Romani che hanno raso al suolo il paese e quindi è rimasto poco della Tarquinia antica, ma fino ad un certo punto perché vi sono circa 6 chilometri di mura circondariali, strade e 12 porte. Tarquinia etrusca era tre volte più grande di quella attuale: un paese di circa 60 mila abitanti. L’Università di Milano sta eseguendo con difficoltà ulteriori scavi». Dal 2012 è in corso un piano di interventi sull’insediamento etrusco racchiuso sul Pianoro della Civita che dal 2004 stanno proseguendo sotto la guida della Dott.ssa Giovanna Bagnasco Gianni.
«Il sogno – continua Luigi Serafini – sarebbe quello di fare uno scavo definitivo della civiltà etrusca e portare a Tarquinia le università di tutto il mondo. Sono stati già qui Canadesi, Americani e Giapponesi. Creare una rete mondiale delle università sarebbe un volano turistico eccezionale non solo per Tarquinia ma per tutto il comprensorio».
Alla manifestazione ideata da VisiTuscia ha partecipato anche un nutrito gruppo di operatori della Fipac (Federazione Italiana Pensionati) aderente alla Confesercenti, autrice a maggio di un interessante rapporto sul “Silver Tourism” che prevede per il settore di raggiungere nel 2030 in Europa i 140 milioni di turisti rispetto ai poco meno di 42 milioni di qualche anno fa. Al convegno sono intervenuti 20 Buyer e 50 Seller, nonché numerosi operatori turistici aderenti alla Fipac.
Il Presidente della Fipac, Sergio Ferrari, ha dichiarato: «il workshop è stato un incontro tra domanda e offerta con la particolarità che la domanda veniva dalla popolazione Silver e l’offerta era quella di una regione e in particolare quella di Viterbo di grandissimo
interesse sia sul piano culturale, che su quello dell’enogastronomia. La zona a mio parere non è adeguatamente conosciuta rispetto ad altri luoghi turistici tipici della nostra Italia. Si tratta di un esperimento anche per noi molto interessante per vedere come si arriva ad inserire un turismo della terza età in un ambito molto complesso che però ha delle particolarità uniche come per esempio l’essere la patria del turismo Etrusco. Inoltre c’è da tenere presente che le persone che hanno portato a termine il proprio periodo lavorativo e che sono uscite da una situazione contingente economica più felice di quella attuale, hanno più risorse e hanno voglia e desiderio di viaggiare alla ricerca di luoghi nuovi o già noti ma che vogliono rivedere perché hanno sia il tempo sia una certa disponibilità economica per farlo».
Gli fa eco Vincenzo Peparello, ideatore e responsabile di VisiTuscia, che ha detto: «quest’anno abbiamo pensato al Turismo Lento o “Turismo Slow” ovvero a quel turismo che promuove la qualità e l’esperienza contrapponendosi al turismo di massa, veloce e di consumo che poco valorizza le tipicità di un luogo. Un nuovo sistema di viaggiare, rispettoso dell’ambiente e molto attento alle modalità: tempi, modi, luoghi, destinazioni, strutture dell’ospitalità, mezzi di trasporto. La manifestazione è stata patrocinata dagli enti locali (Comune, Provincia e Regione), dalla Camera di Commercio di Viterbo, dall’Unioncamere Lazio, nonché delle Associazioni di Categoria, ma è sulle sole proprie forze che si gestisce. Se in tutti questi anni – ha concluso Peparello – siamo riusciti a sopravvivere è grazie all’intervento del privato, degli operatori e delle aziende che hanno potuto riscontrare, anno dopo anno, il valore dell’iniziativa e che a VisiTuscia il 30% dei contatti si trasforma nel coso dell’anno in contratti. Un successo dovuto alla serietà degli operatori (buyer e seller) che intervengono al workshop e alla qualità elevata dei nostri prodotti turistici».
Il Sindaco di Viterbo, Giovanni Arena, ha raccontato un aneddoto viterbese: «la parola conclave è nata a Viterbo nel 1271 quando si decise di chiudere a chiave i cardinali che da quasi tre anni non riuscivano a eleggere il Papa, fu anche scoperchiato il tetto del palazzo per lasciarli alle intemperie e a pane e acqua. Dopo pochi giorni i cardinali elessero il Papa Gregorio X e quindi la parola conclave, chiusi a chiave, è rimasta nel linguaggio tradizionale».
Al XIII secolo risale il quartiere medievale di San Pellegrino, uno dei più antichi di Viterbo, con i suoi edifici in pietra, archi, vicoli stretti, case a ponte con scale esterne (i profferli) e eleganti logge. Qui si può visitare il Museo dei Templari, da poco inaugurato, ideato da Sergio Cesarini. Il museo è collocato nei locali di accesso alla Viterbo sotterranea, dai cunicoli pre-etruschi a quelli dei cavalieri templari, dai “butti” medioevali agli antichi passaggi pre-etruschi, fino ad arrivare in un ambiente di grande fascino: il più antico luogo di culto, sotterraneo, del centro storico di Viterbo.
«La nostra iniziativa per eccellenza è il trasporto della macchina di Santa Rosa – continua il Sindaco Arena – una torre alta oltre 30 metri portata a spalla da 100 uomini tutti gli anni il 3 settembre attraverso le vie della città del centro storico con una suggestione incredibile. Questo trasporto attrae migliaia e migliaia di fedeli ed è una tradizione secolare che ha ricevuto dall’Unesco il riconoscimento di patrimonio immateriale dell’umanità e a cui è dedicato un museo».
«Investire sul turismo sostenibile – ha precisato Vincenzo Peparello – è una strategia di sviluppo che ha come fine la tutela e la riproposizione innovativa di luoghi, memorie, conoscenze e artigianalità che fanno del nostro Paese un luogo unico e che sembra essere stato dettato in particolare per la Tuscia. Dal mare ai laghi, dai monti e colline fino alla valle del Tevere, dall’archeologia ai luoghi più suggestivi, di valore storico-ambientale e religioso, tutto sembra essere stato ideato in funzione di questo piccolo territorio che si identifica in massima parte con la provincia di Viterbo ma che si estende a tutta l’Etruria Meridionale. Senza parlare delle eccellenze enogastronomiche, della diffusione di imprese agrituristiche e del termalismo».
I dati lasciano ben sperare: il turismo nella Tuscia è lievitato considerevolmente passando da poco più di 500 mila visite l’anno ad oltre un milione e 200 mila.
Foto di copertia: Viterbo- Palazzo dei Papi